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Cronaca

Altavilla, Giovanni Barreca accusa gli amici “Ero imbambolato”

di Redazione -





di CLAUDIA MARI
Ancora dettagli, o meglio accuse, sulla strage di Altavilla Milicia, la località nel palermitano dove Antonella Salomone e i suoi figli Emanuel e Kevin hanno perso la vita. In carcere per gli omicidi e le sevizie commesse sulle tre vittime ci sono il padre di famiglia, Giovanni Barreca, la primogenita diciassettenne e la coppia di coniugi – che sarebbe stata presente nella villa della famiglia – formata da Massimo Carandente e Sabrina Fina.
Dal carcere i due avevano già parlato e lo aveva fatto anche la figlia di Barreca. Quest’ultima aveva confessato di aver preso parte alle torture “esorcistiche” avvenute nella villetta e aveva raccontato quanto nei giorni seguenti era stato perpetuato sulla madre e sui fratellini. I coniugi palermitani, invece, parlando con il loro legale, avevano dichiarato sì, di conoscere la famiglia Barreca, ma di non essere presenti nella villa al momento degli omicidi, tantomeno di averne preso parte.
Non aveva mai parlato, né davanti agli investigatori, né davanti ai legali il 54enne padre di famiglia. Il legale difensore aveva cercato di instaurare con l’imputato un dialogo, anche per riuscire a capirne la posizione e per cercare di strutturare una difesa in vista di un processo. Non era mai stato possibile, in quanto Giovanni Barreca – a detta del legale – era “ancora in preda a un delirio mistico”. E da quel 10 febbraio, giorno in cui l’uomo ha chiamato la polizia per rivelare quanto successo nella villa di Altavilla Milicia, Barreca ha per la prima volta ieri, rilasciato dichiarazioni al suo avvocato. “Cominciano a riaffiorare tante scene che lo portano a scagliarsi contro Massimo e Sabrina”, racconta all’uscita dal carcere di Palermo il legale Giancarlo Barracato.
L’imbianchino di Altavilla Milicia ha raccontato all’avvocato di non ricordare di avere usato violenza contro la sua famiglia, sterminata al culmine di un esorcismo che prevedeva sevizie e torture, anche se nei giorni scorsi aveva mostrato consapevolezza in merito alla morte della moglie e dei figli di 5 e 16 anni. Violenze che, a quanto sembrerebbe dal racconto, non ricorderebbe: secondo il legale Barreca sarebbe ancora all’interno di quella spirale di delirio che gli aveva fatto credere che la casa e i familiari fossero stati posseduti dal diavolo e che quindi era necessario doverli liberare, anche a costo della morte.
Per questo motivo, racconta Barracato: “Non è pentito”. Perché, spiega, “l’obiettivo era liberare la casa dai demoni. Lui non pensa di aver fatto quello di cui è accusato. Lui dice di essere stato imbambolato”, spiega il legale. Barreca, intanto, ha anche chiesto di vedere la figlia di 17 anni. “La ragazza è stata in qualche maniera coinvolta da Massimo e Sabrina, era sempre insieme a loro – aggiunge l’avvocato -. Dormiva abbracciata alla coppia”.
E proprio sulla coppia di amici, Massimo e Sabrina, che continua il racconto di Barreca. “È arrabbiato con loro – spiega ai microfoni dei giornalisti il legale – soprattutto per il fatto che erano molto insistenti nei confronti della moglie e dei figli. Ci sono aspetti che dovranno essere approfonditi. A sprazzi, nella sua memoria, stanno emergendo alcuni particolari importanti che mi ha riferito, ma questo non vuol dire che percepisca la realtà in modo normale. Nella sua mente, infatti, rimane sempre la convinzione che nella villetta c’era il demonio”.
Per Carandente e Fina, quindi, sembrerebbe essere confermato il coinvolgimento, ancora non chiaro, tuttavia, se sia stato attivo – ovvero nell’agire in prima persona nel torturare o uccidere – o solamente passivo, quindi nel tentativo di far commettere o di convincere Barreca e la figlia agli esorcismi e alle violenze sui familiari. Intanto il legale di Giovanni Barreca, dopo il colloquio con il suo assistito in carcere, chiederà una perizia psichiatrica sul suo cliente e un interrogatorio con i pubblici ministeri per mettere agli atti quanto dichiarato dall’imputato.