In manette i fratelli Luppino, la “scorta” di Messina Denaro
Sono stati “un aiuto prezioso” per Matteo Messina Denaro e per la sua latitanza. Per questo sono stati arrestati Antonino Luppino e Vincenzo Luppino – rispettivamente di 30 e 36 anni -, figli dell’imprenditore di Campobello di Mazara Giovanni Luppino, l’uomo che faceva da autista al boss mafioso e che con lui è finito in manette il 16 gennaio di un anno fa. L’operazione è stata eseguita dai carabinieri del Ros, coordinati dalla procura di Palermo, guidata da Maurizio de Lucia. Le accuse contestate ai due sono, associazione mafiose, favoreggiamento aggravato alla latitanza e procurata inosservanza di pena. Con questi arresti, è stato segnato quindi un nuovo colpo alla rete di fiancheggiatori e fedelissimi di Matteo Messina Denaro: difatti, i due figli dell’autista avevano rapporti stretti con Laura Bonafede, non solo per la vicinanza al boss, ma anche perché la donna – considerata l’amante del boss e arrestata nell’aprile 2023 – è stata la madrina di battesimo dei due fratelli, nonché custode di tutti i segreti del capomafia di Castelvetrano. I due fratelli, secondo le accuse, dal 2017 al 2022, hanno abitato a pochi metri dall’ultimo covo del padrino a Campobello di Mazara, condividendo col padre, e con Bonafede, informazioni cruciali per la gestione della latitanza. Entrambi, quindi, avrebbero coadiuvato il padre nella gestione della “copertura” al boss e anche nell’aiuto alle cure: uno dei due, Vincenzo, sarebbe stato presente alla clinica La Maddalena, per provvedere ai bisogni di Messina Denaro che era stato operato (ed era in cura) per un cancro. Il fratello Antonio invece, sarebbe stato quello che insieme al padre avrebbe fatto da scorta al capomafia dopo le dimissioni dalla clinica di Palermo fino a Campobello di Mazara. Sempre secondo l’accusa, i fratelli avrebbero anche aiutato il padre nei lavori e nel trasloco nei locali che hanno rappresentato l’ultimo covo del latitante. E il loro lavoro lo spiega bene il gip che scrive: “Svolgevano l’affidabilissimo compito di ausilio al proprio padre”. Gli investigatori sono arrivati ai due fratelli (dopo il padre) da più fronti. I Luppino, a Campobello di Mazara, sono chiamati i “Mustusi” (la famiglia produceva vino e mosto) e il capomafia, negli appunti in cui annotava le spese scriveva come nome in codice “Mustang” per segnare le spese – “Mustang risto” o ancora “Mustang Fio” – di cene, regali e servizi vari. Nello specifico, secondo gli investigatori, la nota del 2016 “fio” si riferiva all’acquisto di fiori per commemorare il decesso della moglie di Giovanni Luppino, avvenuto il 24 gennaio del 2016. Nel settembre del 2021, invece, scriveva “Mustang ristor”, attribuita alla polizia giudiziaria in occasioni conviviali in concomitanza con il compleanno di Antonio, nato il 9 settembre. “Mustang rega”, del dicembre del 2021 sarebbe invece un regalo per Antonella Luppino. “Mustang cen”, invece è riferita al compleanno di Vincenzo. Questo appellativo, secondo gli inquirenti, sarebbe stato usato in assonanza col soprannome, proprio per indicare la famiglia Luppino. Ad aiutare gli agenti, anche le telecamere di videosorveglianza del paese. A fine dicembre, pochi giorni prima della cattura, Messina Denaro passava in auto – guidata da Giovanni Luppino – sotto casa della ex compagna e delle sorelle a Castelvetrano. Dietro l’auto, il furgone “scorta” di Vincenzo Luppino. Le telecamere registrano il passaggio del mezzo dietro la Giulietta di Messina Denaro, furgone che, come scrive il gip, assicurava una sorta di “staffetta” al capomafia che “che doveva transitare su luoghi notoriamente oggetto di eccezionali controlli delle forze dell’ordine”. E così, date alla mano, sembrerebbe proprio che i Luppino fossero al fianco del boss da anni e che quindi, i segreti da custodire non siano così pochi.