Processo Montante: prescritte le accuse a Renato Schifani
Il tribunale di Caltanissetta presieduto da Francesco D’Arrigo, ieri mattina, sul cosiddetto ‘sistema Montante’, ha emesso sentenza di prescrizione per il presidente della Regione Renato Schifani relativamente al concorso esterno in associazione a delinquere e rivelazione di segreti d’ufficio. Schifani ha accettato la prescrizione. Il pm Maurizio Bonaccorso si era opposto per il concorso esterno perché, secondo l’accusa, il reato si sarebbe prescritto nell’ottobre 2024. Il tribunale ha respinto la richiesta accogliendo invece la tesi dei difensori del Governatore. La prescrizione è scattata anche per l’ex capo dei servizi segreti Arturo Esposito, per il capo reparto dell’AISI Andrea Cavacece e per il tributarista Angelo Cuva, anche loro accusati di essere talpe dell’ex leader di Confindustria, Antonello Montante, condannato in appello a 8 anni di carcere.
Schifani, secondo l’accusa, avrebbero diffuso notizie sull’indagine che la procura di Caltanissetta stava facendo sull’ex presidente degli industriali siciliani. “Il nostro cliente si è sempre dichiarato totalmente estraneo, non avendo mai avuto rapporti con Antonello Montante, così come palesemente risulta dagli atti processuali”, dicono i legali del Governatore. “A riprova della sua totale estraneità, aveva chiesto il rito immediato, tanto che il 5 dicembre 2018 si celebrò la prima udienza del processo ma la Procura di Caltanissetta, con la condivisione del Collegio giudicante, ottenne la riunione al troncone principale con rito ordinario i cui tempi si sono dilatati”. “Il nostro assistito – continuano gli avvocati di Schifani – pur con ragioni di carattere sanitario (intervento al cuore) ed elettorali (Regionali ‘22), non ha mai chiesto la sospensione del processo per legittimo impedimento e oggi, ha condiviso con noi di non potere non prendere atto della decisione del Tribunale, dopo avere ampiamente dimostrato di non volersi sottrarre al giudizio e tenuto conto che la sua posizione non è stata sfiorata nel corso della istruttoria”.
Escono di scena anche Maurizio Bernava, ex segretario generale CISL e i fratelli palermitani Andrea e Salvatore Calì che secondo la procura nissena avrebbero cercato le cimici non solo a casa di Montante ma anche in Confindustria Caltanissetta e nelle abitazioni di alcuni indagati dell’epoca, oggi imputati. Prescrizione di alcuni reati anche per Giuseppe D’Agata già generale dei carabinieri. Secondo gli inquirenti Montante, avrebbe messo su un sistema di potere grazie a una rete di relazioni e complicità con personaggi ai vertici delle istituzioni.