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Economia

Guerre e tensioni sul Mar Rosso: l’impresa siciliana lancia l’sos

di massimilianoadelfio -





di ANTONIO SCHEMBRI – Un SOS sempre più acuto. È quello che il mondo delle imprese siciliane lancia alla politica per chiedere interventi efficaci contro insolvenze e conseguenti fallimenti. Uno scenario buio oggi sempre più correlato non solo alle incertezze determinate da due guerre sanguinose in corso, ma anche alle nuove tensioni nel Mar Rosso, una delle rotte commerciali più importanti del mondo, dove gli attacchi alle navi portacontainer da parte dei militanti nord-yemeniti in risposta alla guerra di Israele a Gaza, ne costringono un numero crescente a evitare il Canale di Suez e a circumnavigare l’Africa per raggiungere l’Europa.

La conseguenza è il rincaro pesante delle tariffe di noleggio, raddoppiate nel giro di 3 mesi. Un potenziale disastro sul fronte dell’export e ancora di più su quello delle importazioni di materie prime, da cui il tessuto produttivo regionale dipende. Intanto per sostenere le imprese che versano in più gravi difficoltà e rischiano di chiudere per fallimento, la regione annuncia l’istituzione di un fondo. “Lo scopo – spiega l’assessore alle attività produttive Edy Tamajo – è sostenere le spese di consulenza degli imprenditori che abbiano scelto di ricorrere alla composizione negoziata per il risanamento finanziario della loro attività”. Il riferimento va al percorso stragiudiziale previsto dal nuovo Codice nazionale della crisi di impresa entrato in vigore nel 2022 a seguito della direttiva cosiddetta Insolvency, varata dal parlamento europeo cinque anni fa per armonizzare le normative degli Stati membri attorno all’opportunità di evitare la strada, lunga e farraginosa, del fallimento. I vantaggi di questo strumento stragiudiziale sono stati al centro di una tavola rotonda promossa svoltasi mercoledì nella sede palermitana della Banca d’Italia. A promuoverla, la commissione permanente per il coordinamento delle iniziative di contrasto alla crisi d’impresa, organismo assessoriale recentemente attivato.

Tra il 2023 e le prime due settimane di quest’anno le istanze di attivazione presso le speciali commissioni istituite nelle Camere di commercio sono state 48, su 1.172 in Italia: numero che vede al momento la Sicilia al nono posto nella classifica nazionale. Segnali di un interesse in crescita verso un istituto che offre alle aziende con elevato indebitamento lo strumento per superare le difficoltà in un lasso di tempo ragionevole. E con l’effetto parallelo di ridurre i carichi di lavoro dei tribunali, dai quali emergono durate più ridotte rispetto al passato, ma sempre lente: “oltre 7 anni per i fallimenti e, per quanto riguarda i concordati preventivi, un anno e mezzo per la fase giudiziaria, e una media 5 anni e 8 mesi per quella esecutiva”, specifica il direttore di Bankitalia Palermo Emanuele Alagna. Secondo le ultime rilevazioni della banca centrale, nel 2022 in Sicilia i procedimenti con finalità liquidatorie si sono comunque ridotti del 9% rispetto all’anno precedente e di circa un quinto rispetto al 2019. Sempre a livello regionale l’insolvency rate, vale a dire l’incidenza delle procedure fallimentari aperte nell’anno sul totale delle società registrate è pari a 25 società su 10mila attive (la media italiana è di 20 società).

L’assunto di base, sottolineato durante il convegno, è che, in situazioni di squilibrio finanziario, ogni ritardo comporta il rischio per l’imprenditore di vedere distrutti i valori coinvolti nella sua attività. Quanto prima, quindi, questo è in grado di individuare precoci segnali di difficoltà economica, tanto maggiore è la probabilità che scongiuri l’insolvenza. “La composizione negoziata della crisi è uno strumento prezioso per le imprese non ancora in stato concorsuale e che vogliono salvarsi dalla chiusura per fallimento- dice Alessandro Albanese presidente della Camera di Commercio di Palermo ed Enna. Ed è una procedura che favorisce un rapporto diretto con i creditori, orientato alla salvaguardia e alla continuazione dell’impresa”.
Dopo gli urti della pandemia, il sistema imprenditoriale siciliano mostra intanto segni di assestamento. Stando ai dati di Unioncamere nel 2023 l’isola ha visto nascere 34 mila nuove aziende, con un aumento del Pil regionale del 1,4%.