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Un altro viaggio a Bruxelles: gli “uscenti” verso le Europee

di massimilianoadelfio -





di BERNARDO MOSCA – Il dato più rilevante della pattuglia di europarlamentari siciliani, è che appena 3 su 8 sono rimasti nella collocazione politica originaria, quella in cui erano stati eletti. Di loro però, nella memoria collettiva della gente dell’Isola, ben poco rimane di volti e gesta. E quel poco di notorietà che hanno, non è certo dovuta all’impegno all’Europarlamento. A pochi mesi dalla fine della eurolegislatura allora, rinfreschiamo un po’ la memoria sui rappresentanti siciliani di Bruxelles e capire quanti si sottoporranno di nuovo alle urne. In rigoroso ordine alfabetico, il primo è Pietro Bartolo, il dottore eletto nel Pd; dal ‘92 al 2019 è stato il responsabile sanitario delle prime visite ai migranti che sbarcano a Lampedusa. Chiamato in causa proprio sui temi dell’immigrazione, non ha mai amato l’arena politica. L’altra parlamentare europea del Pd, Caterina Chinnici, si fa ricordare per una candidatura controvoglia e perdente di centrosx alla presidenza della Regione -disastroso terzo posto dietro Schifani e De Luca- e per un ancor più clamoroso passaggio in Forza Italia, orchestrato dal ministro degli Esteri Antonio Tajani. Sia Bartolo che Chinnici non hanno sciolto la riserva su una futura candidatura.

L’alcamese Ignazio Corrao, sta invece per concludere tra i Verdi la sua seconda eurolegislatura. Impegnato e iperattivo tra Bruxelles e Strasburgo, questi suoi 5 anni, saranno ricordata per la fine del rapporto con i Cinque Stelle e per un originalissimo impegno a favore della lingua siciliana. Francesca Donato è una delle altre ‘grandi lavoratrici siciliane’ dell’Europarlamento. Ma più che per impegno e studio, è diventata nota per la spericolata battaglia no vax durante la pandemia -che le è costata anche ostracismo dalle istituzioni europee- e per il rumoroso e polemico addio alla Lega di Matteo Salvini con l’incredibile approdo alla corte dell’ex governatore siciliano, Totò Cuffaro e della sua nuova DC. Lei è pronta a ricandidarsi ma molto dipenderà dalla capacità di Cuffaro di trovare una lista che li ospiti. Il clamore mediatico non è mancato nemmeno per l’ex grillino Dino Giarrusso che per l’Europarlamento, ha abbandonato la divisa da Iena. L’addio al M5S, il flirt con Cateno De Luca ed un fallito abbordaggio del Pd -insieme ad un rosario di gaffes memorabili- hanno caratterizzato la sua parabola europea. Arriviamo al palermitano Giuseppe Milazzo. Era stato eletto con Firza Italia ma durante la legislatura ha abbandonato il big sponsor della sua elezione, Gianfranco Miccichè, per intrupparsi in Fratelli d’Italia. La permanenza in Europa non sembra appassionarlo: di lui, si contano solo due ‘contributi’ alle discussioni in Aula. Gli va decisamente meglio in consiglio a Palermo dove si è fatto pure notare per un acrobatico salto sul tavolo della Presidenza. La pattuglia di Siciliani in Europa conta (o contava…) anche un cavallo di razza come Raffaele Stancanelli che, pur essendo apprezzato dai colleghi italiani ed europei, ha già annunciato, polemicamente con il suo partito, che non correrà. Stancanelli fa il passo indietro per i dissapori con due pezzi grossi di FdI: il ministro Nello Musumeci e il presidente del Senato Ignazio La Russa. Last but not least Annalisa Tardino. L’avvocatessa di Licata, arrivata in Europa sull’onda del successo leghista del 2019, ricorda le compagne di scuola sempre preparate ed elogiate dai professori. Vanta un’intensa attività parlamentare ed una fedeltà indiscussa al capitano, Matteo Salvini.

Fedeltà premiata sia con una candidatura alle Politiche ’22 (elezione sfumata per pochi voti) che con il delicato ruolo di commissario regionale, dopo la segreteria di Nino Minardo. Tardino punta a tornare al Parlamento europeo ma dovrà fare i conti con i nuovi ras del consenso della Lega. Molti degli uscenti preparano approfonditi rendiconti della loro attività tra Bruxelles e Strasburgo. Ma difficilmente colpiranno l’attenzione dei Siciliani che continuano a percepire le istituzioni europee come lontane. Una lontananza che non si accorcia.