Assegno di inclusione: è boom di richieste
Il tanto amato e chiacchierato Reddito di cittadinanza, lo strumento principe del Movimento Cinquestelle offerto alle classi più svantaggiate, ha lasciato il campo, per iniziativa del governo di centrodestra, al nuovissimo Assegno di inclusione in aggiunta al supporto per la formazione e il lavoro destinato ai soggetti definiti occupabili. Un repertino testacoda per tantissime famiglie che nel meridione ha dato più vertigini perché è proprio nel sud che il lavoro manca di più. A confermare il gap sono proprio i recenti dati diffusi dall’Inps che non lasciano a dubbi: a fronte delle oltre 563 mila richieste, la metà proviene dalla Sicilia e dalla Campania e l’88% è da ex percettori del Reddito di cittadinanza. Dal 26 gennaio partiranno le erogazioni a favore di quanti hanno superato i controlli e il primo blocco è costituito dalle circa 160 mila domande presentate entro il 7 gennaio in Sicilia, insieme col Patto di attivazione digitale (Pad). La platea potenziale della nuova misura, rivolta ai nuclei con almeno un componente minore, disabile, over 60 o inserito in un programma di cura e assistenza dei servizi sociosanitari, è di oltre 400 mila nuclei. Chi si è visto accolta la domanda dell’Adi percepirà 500 euro mensili circa come accadeva con il vecchio RdC più un aiuto per l’affitto. Si tratta delle categorie definite “fragili” con disabili, minorenni, over 60 oppure persone inserite in programmi di cura e assistenza. Il Supporto per la Formazione e il Lavoro (Sfl) è invece rivolto ai singoli componenti di nuclei familiari, dai 18 ai 59 anni, che non lavorano ma potrebbero. In questo caso si prevede un sussidio di non oltre i 350 euro al mese per un massimo di 12 mesi mentre è richiesta la partecipazione ai corsi di formazione. L’età media dei richiedenti è di 43,4 anni.
Chi presenterà domanda e Pad entro il 31 gennaio, percepirà il primo pagamento a partire dal 15 febbraio. Dei nuclei che finora hanno fatto la richiesta dell’Adi, sempre sulla base dei dati Inps, quasi la metà si concentra in due regioni: Campania (26,7%) e Sicilia (21,8%). La provincia di Palermo conta la maggior parte di beneficiari, con 51.451 nuclei familiari, seguita da Catania (3.927), Messina (16.991), Trapani (12.744), Siracusa (12.617), Agrigento (11.856), Caltanissetta (7.477), Ragusa (5.890), ed Enna (3.962). Guardando i dati quindi emerge come la Sicilia sia la seconda regione d’Italia interessata dalla manovra meloniana. Ma questa nuova misura sarà capace di non far rimpiangere il Reddito di cittadinanza? Difficile ancora dirlo, visto che il nuovissimo Adi sta prendendo forma solamente in queste ultime settimane ed i dati non sono ancora consolidati né ufficializzati da Inps e dal ministero del Lavoro. Ha dichiarato all’Ansa ieri la commissaria Inps Micaela Gelera: “Le nuove misure di contrasto alla povertà sono oggetto di attacco, con una lettura spesso forzata dei dati. Una valutazione seria richiede tempo. Se ogni singolo caso viene strumentalizzato si crea confusione e disorientamento”.
Ed in effetti attacchi e dubbi non mancano perché se è vero che prima si parlava tanto dei “furbetti del reddito”, è anche vero che tale RdC in periodo di pandemia ha salvato centinaia di famiglie dal baratro economico. “Adesso se arrivasse una crisi, una pandemia, il numero di beneficiari sarebbe sempre uguale perché legato sostanzialmente all’età e alla disabilità”, ha dichiarato l’ex presidente dell’Inps Pasquale Tridico.
“È necessario attendere i numeri finali dell’Assegno di inclusione – spiega a L’Identità Petrotta Maria Sandra, direttrice Inps Sicilia – sia in termini di domande presentate che di accesso effettivo alla misura. Sfl e Adi operano in un contesto anche economico assolutamente differente rispetto al Reddito di cittadinanza ed è necessario iniziare anche a valutare i numeri in maniera assoluta evitando di continuare a fare confronti con i nuclei destinatari delle diverse misure”.