Leggi:

Ambiente

Corte dei conti: bocciato il piano rifiuti di Schifani. “Gravi carenze e rischi di danno erariale”

di Bianca Giunta -





Una sonora bocciatura arriva dalla Corte dei conti al piano rifiuti voluto dal governo regionale di Renato Schifani. In un dossier di 224 pagine, la magistratura contabile smonta punto per punto la narrazione di efficienza e innovazione con cui l’esecutivo ha difeso finora il proprio progetto da 800 milioni di euro per la costruzione di due termovalorizzatori a Palermo e Catania.

Il documento denuncia «gravi carenze programmatorie, organizzative, gestionali, informative e attuative» che da decenni affliggono il sistema dei rifiuti in Sicilia, determinando una situazione di emergenza cronica. Un giudizio che non si limita alla gestione attuale, ma che punta il dito contro “cinque lustri di commissariamenti fallimentari” e contro un apparato amministrativo incapace di assicurare continuità e trasparenza.

Undici punti critici

La Corte elenca undici rilievi principali, a partire dalla «grave e ingiustificabile assenza di documenti» sulle passate gestioni commissariali e dalla «gravissima carenza di personale» all’interno dell’assessorato all’Energia, nodo mai risolto nonostante ripetuti allarmi e denunce sindacali. Nel mirino anche l’attuale piano rifiuti regionale, definito «incoerente e superato in punti fondamentali», tanto da compromettere la coerenza di tutto l’impianto programmatico.I magistrati avvertono che «una pianificazione non attendibile rischia di inficiare, in partenza, la realizzazione dell’intera rete impiantistica integrata», e ricordano che gli stessi errori si trascinano dal 1999, quando lo Stato cominciò a intervenire in via emergenziale per supplire alle carenze della Regione.

“Mancanza di visione generale”

Il dossier si sofferma inoltre sulla “mancata conoscenza delle dotazioni impiantistiche attualmente operative”, elemento che impedisce qualsiasi valutazione sull’effettiva necessità dei nuovi impianti, termovalorizzatori compresi. Una mancanza che mette in discussione la congruità degli investimenti, la sostenibilità economica e l’efficacia del piano stesso.Il richiamo della Corte è netto: qualsiasi atto amministrativo che non tenga conto di queste osservazioni potrebbe configurare danno erariale.