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La maggioranza traballa, la Dc resta al fianco di Schifani ma slitta il vertice

di Edoardo Gentile -





In un Palazzo dei Normanni attraversato da corridoi più nervosi del solito, la crisi che ha investito la Democrazia Cristiana non ha provocato – almeno per ora – la frattura che molti avevano pronosticato. Anzi, i deputati scudocrociati hanno scelto di tendere la mano al presidente Renato Schifani, garantendo che i loro voti sulla Finanziaria non verranno meno. Una sorta di “patto di tenuta”, siglato all’indomani della decisione del governatore di revocare le deleghe ai due assessori di area Dc, una scelta imposta dalla pressione mediatica e dall’onda lunga dell’inchiesta che coinvolge Totò Cuffaro e il capogruppo Carmelo Pace.

La Dc serra i ranghi: “Lealtà e sostegno al governo”

Il clima al tavolo tra Schifani e i deputati Dc è stato descritto come “franco, diretto, ma costruttivo”. Presenti Ignazio Abbate, Nuccia Albano, Carlo Auteri, Salvo Giuffrida, Serafina Marchetta e Andrea Messina. La linea ufficiale è stata chiara: nessuna fuga, nessuna ritorsione, nessuna mossa eversiva. “Pieno e convinto sostegno all’attività del governo, totale lealtà e presenza costante in aula”, recita la nota diffusa al termine dell’incontro. La Dc, dunque, accetta il colpo, incassa il siluramento dei suoi assessori ma sceglie la strada della responsabilità istituzionale. Una posizione che, nel linguaggio politico siciliano, suona come un messaggio indirizzato tanto agli alleati quanto agli avversari: il partito resta in campo, non abdica al proprio ruolo e non vuole essere relegato ai margini.

Vertice di maggioranza rinviato: la coalizione si misura con la sua geografia

Ma mentre la Dc tende la mano, la maggioranza nel suo complesso appare meno stabile. Il vertice previsto a mezzogiorno è saltato, ufficialmente per il forfait degli autonomisti di Raffaele Lombardo, che già ieri avevano annunciato la loro assenza. Una spiegazione formale che però non basta a coprire il vero nodo politico: bisogna ridefinire chi fa parte della maggioranza e chi no.

La Finanziaria può cambiare volto

A complicare il quadro c’è la legge di stabilità 2026. Prima dell’inchiesta, la giunta aveva definito un impianto complesso, con misure che richiedono coesione politica e disciplina di maggioranza. Ora si torna a parlare di un testo “snello”, meno ambizioso, rimandando le questioni divisive a momenti più sereni. Una sorta di “Finanziaria ponte”, che traghetti il governo oltre la tempesta giudiziaria e consenta alla maggioranza – qualunque essa sia – di ricompattarsi