“Decuffarizziamo la Sicilia”: protesta davanti Palazzo d’Orléans contro Schifani e il sistema del potere malato
“Decuffarizziamo la Sicilia”. È questo lo slogan che ha scandito il sit-in di protesta andato in scena oggi pomeriggio davanti a Palazzo d’Orléans, sede della Presidenza della Regione Siciliana. Una piazza eterogenea, fatta di associazioni civiche, semplici cittadini e partiti di opposizione, uniti da una richiesta chiara: le dimissioni del presidente Renato Schifani dopo il terremoto giudiziario che ha travolto il cuore della Regione con l’inchiesta del Ros, coordinata dalla Procura di Palermo, su un presunto sistema di appalti pilotati.
L’indagine, che ha scosso il palazzo del potere, vede 18 indagati, tra cui l’ex presidente e segretario della Democrazia Cristiana Totò Cuffaro e il capogruppo del partito all’Ars Carmelo Pace, per i quali la Procura ha chiesto gli arresti domiciliari.
In piazza anche i vertici dell’opposizione: il segretario regionale del Pd, Anthony Barbagallo, il coordinatore siciliano del Movimento 5 Stelle, Nuccio Di Paola, il vicepresidente di Italia Viva, Davide Faraone, e il fondatore di Controcorrente, Ismaele La Vardera.
“La Sicilia non può più restare prigioniera di un sistema malato che soffoca ogni speranza di cambiamento”, ha dichiarato Valentina Chinnici, deputata all’Ars e vicesegretaria regionale del Pd. “Il sistema Schifani-Cuffaro – ha aggiunto – ha costruito il proprio consenso barattando la libertà dei siciliani, trasformando i diritti in favori e le istituzioni in luoghi di scambio. La spartizione delle poltrone nella sanità ha prodotto il sistema più iniquo e inefficiente d’Italia, dove troppe volte l’attesa per una cura si è trasformata in una condanna”.
Le sue parole hanno risuonato come un manifesto politico e morale: “È tempo di voltare pagina, di restituire alla Sicilia la dignità e il futuro che merita. Se non ora, quando?”.
La protesta, tra cartelli e cori, ha assunto i toni di una rivolta civile contro un modello di potere che molti considerano ormai insostenibile. E la piazza di oggi, più che un semplice atto di accusa, è sembrata il segnale di una Sicilia che non vuole più essere spettatrice, ma protagonista della propria rinascita.
