Scontro politico infuocato tra Cateno De Luca e Fabrizio Micari: il caso del GAL Taormina Peloritani
La politica siciliana torna a infiammarsi e, come spesso accade, Cateno De Luca si ritrova al centro del ciclone. Tutto parte da un post di Fabrizio Micari, ex rettore dell’Università di Palermo ed esponente di Italia Viva, che accusa il GAL Taormina Peloritani – di cui De Luca è figura di riferimento – di utilizzare fondi europei per organizzare sagre e feste “a scopo politico”.
Micari attacca: “Sagre, feste e propaganda con i fondi UE”
Nel suo intervento social, Micari ricostruisce una lunga lista di eventi: dall’“arancino ambasciatore della Sicilia” a Taormina alle degustazioni con i Tinturia e Lello Analfino, fino alle feste dell’agricoltura a Trappitello. “Tutti appuntamenti – scrive – che si concludono con i comizi dell’onorevole De Luca”.
Poi l’affondo: “Quando il GAL è andato in momentanea carenza di liquidità, il Comune di Taormina ha anticipato oltre un milione di euro per salvare la stagione estiva. De Luca ha trasformato il Comune in un Bancomat elettorale. La propaganda è fatta, e i soldi pubblici pure”.
De Luca replica: “Cicciu, tocchimi chi mamma non c’è…”
La risposta di Cateno De Luca non tarda e, come da copione, arriva con la consueta verve. “Prima provocano e poi fanno le vittime”, scrive, citando un’espressione colorita: “Cicciu, tocchimi chi mamma non c’è… mamma, mamma, Cicciu mi tocca!”.
Poi il leader di Sud Chiama Nord passa al contrattacco: “Micari è un renziano di scuola palermitana che tenta di riemergere nel dibattito politico. Chi ha perso ogni sfida politica oggi cerca riscatto sui social. Ma la politica si misura sui fatti, non sulle parole: e in questo confronto, Micari ha già perso per assenza di contenuti e di credibilità”.
“Italia Viva? Alleata silenziosa del centrodestra a Palermo”
De Luca allarga poi il fronte dello scontro, spostando l’attenzione sulle alleanze politiche al Comune di Palermo: “Micari, così loquace sui social, non trova mai nulla da eccepire sull’amministrazione Lagalla. Evidentemente l’indignazione selettiva è più comoda: si attacca solo dove non ci sono amici da difendere. A Palermo, molti esponenti renziani siedono nella maggioranza sotto mentite spoglie civiche. Un’alleanza silenziosa che garantisce potere, non coerenza politica”.
Infine, De Luca annuncia azioni legali e invita Micari a un confronto pubblico nell’aula consiliare di Taormina, “insieme ai 29 sindaci che ha pubblicamente offeso”.
Micari: “Io trombato? Anche lei ha perso, e con condizioni migliori”
Il botta e risposta prosegue, sempre sui social. Micari rivendica la legittimità della sua critica politica e ribatte con sarcasmo: “Lei mi definisce trombato della politica. Mal comune mezzo gaudio: anche lei è stato trombato alle Regionali del 2022. Io persi nel 2017 con 400 mila voti contro la destra unita e il M5S in piena ascesa. Lei, invece, ha perso contro una destra divisa e un centrosinistra con un candidato debole. Non saprei chi dei due è stato più trombato”.
Poi un altro colpo: “Dopo aver promesso fuoco e fiamme contro il sistema, oggi è in maggioranza e parte del sistema stesso. Si è omologato alle logiche delle mancette”.
Micari accetta infine la sfida del confronto, ma rilancia: “Non parliamo solo del GAL. Parliamo della Sicilia vera: di povertà, infrastrutture, rifiuti, siccità, anche del Ponte sullo Stretto. Sarebbe un confronto utile, più per i Siciliani che per noi due”.
Epilogo (provvisorio): due visioni, una Sicilia nel mezzo
Il duello tra De Luca e Micari è solo l’ultimo capitolo di una contesa che va oltre la polemica personale. Dietro le parole, si muove il terreno instabile delle alleanze e dei posizionamenti in vista delle future elezioni regionali e comunali.
De Luca, abile nell’agitare la scena mediatica, difende la sua narrazione del “sindaco del popolo che lavora per il territorio”. Micari, accademico e più misurato, tenta di incarnare l’opposizione etica e razionale.
Ma come sempre in Sicilia, tra sagre e strategie, a farne le spese rischia di essere la politica con la “P” maiuscola, quella che dovrebbe occuparsi meno di risse verbali e più di sviluppo, povertà e futuro.
