Vittoria, il rapimento che ha tenuto la città col fiato sospeso: il giovane torna a casa, ma resta il mistero
VITTORIA (Ragusa) – È tornato dai suoi familiari il ragazzo di 17 anni rapito giovedì sera in periferia. Poco dopo le 21 di venerdì si è presentato al commissariato, provato ma in buone condizioni. Lì lo attendevano gli uomini della squadra mobile di Ragusa e i colleghi di Vittoria, che in queste ore non hanno smesso un attimo di cercarlo. Un abbraccio liberatorio con i familiari ha sciolto la tensione di una comunità intera.
Il sequestro e la fuga delle due Panda
Tutto era iniziato la sera prima, intorno alle 21.30, quando un commando armato e incappucciato aveva fatto irruzione in una piazzetta di contrada Marangio, quartiere di nuova espansione della città. I sequestratori, a bordo di due Panda – una nera e una chiara – avevano prelevato il ragazzo davanti agli occhi dei suoi amici, puntando una pistola e pronunciando il suo cognome. Una telecamera privata ha immortalato i due mezzi mentre si allontanavano a tutta velocità verso la statale per Gela e Comiso.
Le prime ore di indagine
Il cellulare del giovane, gettato a terra dai rapitori, ha impedito ogni localizzazione. Le modalità e la freddezza del blitz hanno subito fatto pensare a un gruppo esperto. La Procura di Ragusa ha assunto la guida delle indagini, mantenendo il più stretto riserbo. Nessuna pista esclusa: dal sequestro a scopo di estorsione, mai concretizzatosi in una richiesta di riscatto, fino a un gesto punitivo legato a possibili debiti.
La voce della città
Vittoria è rimasta con il fiato sospeso. Nei bar, nelle piazze, serpeggiavano voci di ogni genere, con ipotesi di riscatti milionari e collegamenti con la criminalità organizzata. Lo zio del giovane ha respinto con forza ogni illazione: «Mio nipote è un bravo ragazzo. Siamo sconvolti per quello che è successo». A difenderne la famiglia è anche Filippo Giombarresi, ex presidente dei concessionari ortofrutticoli: «Gente per bene, non riusciamo a capire».
Le ombre della criminalità
La città, da tempo segnata dall’emergenza droga, non nasconde le paure. «La droga sta soffocando Vittoria», ripetono in molti. Secondo alcuni osservatori, le organizzazioni albanesi avrebbero stretto alleanze con i clan locali, reinvestendo i proventi negli affari agricoli e nelle serre. Una realtà che inquieta e che la Direzione distrettuale antimafia di Catania monitora da mesi. Sullo sfondo anche la figura ingombrante di Gianfranco Stracquadaini, boss latitante, accusato di rapporti con i trafficanti e di progettare vendette contro collaboratori di giustizia.
Il ritorno in commissariato
Dopo ventiquattr’ore di angoscia, il colpo di scena: il ragazzo entra con le proprie gambe nel commissariato. Viene ascoltato a lungo, fino a notte fonda, dal capo della Mobile, Andrea Monaco. Racconta di essere stato tenuto in un casolare, senza però saper indicare il luogo. I suoi amici confermano le prime fasi del rapimento, ma restano molti vuoti.
La città tra sollievo e paura
Il sindaco Francesco Aiello, che aveva già chiesto allo Stato «misure straordinarie» per restituire sicurezza alla comunità, parla ora di «giornata di sollievo ma non di serenità». In tanti ricordano i sequestri del passato, dagli anni Settanta al drammatico caso del piccolo Alfredino Fuschi del dopoguerra, come ferite mai rimarginate.
E se il ritorno del giovane rappresenta una vittoria della speranza, le domande restano: chi lo ha sequestrato, e perché? Nessun riscatto chiesto, nessun movente chiaro. Forse solo un gesto dimostrativo, un segnale lanciato da mani criminali.
Intanto, Vittoria torna lentamente alla normalità. Ma dietro la festa per il ritorno del ragazzo, si allunga l’ombra di un mistero che potrebbe raccontare molto di più sul presente e sul futuro di questo territorio fragile e conteso.