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Cronaca

Blitz all’Asp di Palermo: arrestati il presidente della Samot e un dirigente dell’Asp

di Vincenzo Migliore -





Sono arresti destinati a lasciare un segno. In manette finiscono Mario Lupo, ragioniere commercialista e presidente della Samot Onlus, e Francesco Cerrito, direttore del Dipartimento della Programmazione e organizzazione delle attività territoriali e integrazione sociosanitarie dell’Asp di Palermo.

La busta con i duemila euro

Secondo l’accusa, i due sarebbero stati colti in flagranza di reato mentre si scambiavano una mazzetta all’interno degli uffici dell’Asp. Una busta con dentro duemila euro. Gli uomini della squadra mobile, guidati da Antonio Sfameni, li monitoravano da tempo e hanno deciso di intervenire nel momento in cui il passaggio di denaro si è concretizzato.

Il procuratore Maurizio de Lucia e il sostituto Giacomo Brandini contestano il reato di corruzione. L’inchiesta resta però avvolta dal riserbo: non è chiaro se si tratti di un singolo episodio o della punta di un iceberg legato alla gestione delle risorse per l’assistenza sanitaria.

Il nodo delle cure palliative

La figura di Lupo è centrale: la Samot Onlus è accreditata con il Servizio sanitario nazionale per l’assistenza domiciliare ai malati oncologici in fase terminale. Un settore delicatissimo, che muove fondi pubblici e che da anni rappresenta una voce rilevante della sanità territoriale. Non a caso l’ipotesi investigativa è che proprio in questo ambito si sia consumato il patto corruttivo.

Pagliarelli, la notte dietro le sbarre

Lupo e Cerrito sono stati trasferiti nel carcere Pagliarelli. Ora si attende l’udienza di convalida davanti al gip. A difendere Lupo sarà l’avvocato Salvatore Gugino, che per ora non rilascia dichiarazioni. Stesso atteggiamento prudente da parte del legale di Cerrito, Fabrizio Biondo, ex direttore sanitario della stessa Asp.

Un’indagine che promette scosse

Gli investigatori non nascondono che l’arresto sia maturato dentro una trappola giudiziaria: i sospetti erano già forti, e la decisione di pedinare e attendere il momento giusto si è rivelata vincente.

Resta però l’interrogativo più pesante: se una busta con duemila euro possa davvero raccontare l’intera storia, o se non sia piuttosto l’avvisaglia di un sistema di scambi illeciti più ampio, che tocca il cuore delle cure palliative siciliane.