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Centrodestra in tensione: tra manovra, nomine e il ritorno di Sammartino

di Bianca Giunta -





La politica siciliana, dopo una breve pausa estiva, si ritrova ancora una volta attraversata da scosse interne che rischiano di minare la stabilità della maggioranza. Due i dossier che agitano il Palazzo: l’approvazione della manovra di assestamento e il rientro in giunta di Luca Sammartino, figura centrale nello scacchiere del centrodestra. Due fronti che, intrecciandosi, hanno aperto una fase di evidente nervosismo dentro e fuori le mura di Sala d’Ercole.

La manovra quater: cifre, appetiti e incognite

La cosiddetta “finanziaria quater”, inizialmente valutata attorno agli 80 milioni, è già lievitata oltre i 100 milioni di euro. Una cifra che inevitabilmente scatena appetiti e richieste da ogni settore politico e territoriale. Le opposizioni hanno riversato oltre duecento emendamenti, spalmati soprattutto tra Pd e Movimento 5 Stelle, che puntano a misure sociali e sanitarie: dal sostegno alle comunità per disabili psichici al taglio delle liste d’attesa, passando per incentivi alle energie rinnovabili e contributi ai piccoli Comuni.

Il governo, dal canto suo, insiste nel voler blindare la manovra, provando a contenere l’assalto delle “mancette” e a privilegiare norme di sistema: dal sostegno all’editoria al rilancio del “south working”, fino ai consorzi di bonifica. Ma a complicare il quadro non è solo l’eterogeneità degli emendamenti: il vero nodo, come spesso accade, è rappresentato dal voto segreto, terreno fertile per franchi tiratori pronti a colpire.

Sammartino di nuovo in giunta: un ritorno che pesa

In parallelo alla discussione finanziaria, la maggioranza si trova a gestire il ritorno di Luca Sammartino all’Agricoltura. Dimessosi dopo le note vicende giudiziarie, Sammartino si riprende la poltrona con il via libera di Schifani e della sua area politica. Il passaggio di consegne, avvenuto con il “reggente” Salvatore Barbagallo, ha sollevato critiche severe: opposizioni e commentatori parlano apertamente di un “assessore supplente”, figura anomala che fotografa bene la logica di continuità e di protezione delle caselle più sensibili della giunta.

Per Forza Italia, che lamenta di non avere alcun esponente in giunta nonostante il peso numerico all’Ars, questa fase avrebbe dovuto aprire la strada a un riequilibrio. Schifani, però, non sembra intenzionato a mettere mano ad altri assessorati tecnici, scelta che alimenta malumori interni e voci di ritorsioni d’aula.

Le opposizioni affondano il colpo

Il Pd, per bocca di Anthony Barbagallo e della vicesegretaria Valentina Chinnici, denuncia la “logica delle poltrone” e parla di un governo che «non guarda al merito ma al calcolo». Dure anche le parole di Stefania Campo (M5S), che richiama le nomine in sanità e nel sottogoverno, viste come l’ennesimo premio a figli, amici e parenti di.

Dal fronte civico, Ismaele La Vardera non risparmia attacchi al centrodestra, accusato di giocare con le poltrone «come nella peggiore tradizione della Prima Repubblica».

Il vertice di maggioranza: resa dei conti o tregua armata?

Il governatore Schifani ha convocato un vertice urgente con i leader di partito. Obiettivo dichiarato: evitare che la discussione in Aula degeneri e che la manovra venga logorata dall’assalto trasversale agli articoli più delicati. Ma, in controluce, il tavolo sarà anche un momento di verifica politica.

La domanda che serpeggia tra i corridoi di Palazzo dei Normanni è semplice: Schifani riuscirà a mantenere la barra dritta, oppure la pressione delle correnti interne e la sete di posti rischia di scardinare gli equilibri? La sua leadership, oggi più che mai, appare quella di un arbitro costretto a mediare tra fazioni che parlano lingue diverse.

Un passaggio cruciale per la legislatura

In definitiva, questa fase segna un crocevia per il centrodestra siciliano: la manovra di assestamento e il ritorno di Sammartino sono due tasselli che possono consolidare il quadro politico o accelerarne la crisi. L’impressione è che la “tregua armata” regga solo finché gli interessi dei singoli partiti troveranno sfogo. Altrimenti, come spesso accade nella storia dell’Assemblea regionale, saranno i voti segreti a scrivere il prossimo capitolo.