Migranti, il Pd attacca: “Sul centro rimpatri di Modica e Pozzallo calato il silenzio”
Due interrogazioni, una alla Camera e una all’Ars, per chiedere chiarezza sul futuro del Centro procedure accelerate di frontiera di Modica-Pozzallo. A sollevare il caso sono il segretario regionale del Pd Sicilia, Anthony Barbagallo, e il deputato all’Ars, Nello Dipasquale, che parlano senza mezzi termini di “cattedrale nel deserto”.
Il centro era nato nell’estate del 2023 come ampliamento dell’hotspot portuale di Pozzallo, con l’obiettivo di velocizzare le procedure di rimpatrio per i richiedenti asilo provenienti da Paesi ritenuti sicuri. In realtà – sottolineano i due parlamentari dem – dopo il rigetto da parte dei giudici delle prime procedure accelerate proposte dal questore, la struttura è rimasta pressoché inutilizzata.
“Ad oggi – spiegano – l’unica area attiva è quella di sorveglianza destinata ai militari. Per il resto parliamo di un complesso costato 1,6 milioni di euro che non ospita migranti ma continua ad assorbire risorse pubbliche, soprattutto per il mantenimento della vigilanza, con un notevole aggravio economico”.
Il paragone con il centro di Gjader, in Albania, è inevitabile. “Mentre lì il dibattito è costante e l’attenzione alta – affermano Barbagallo e Dipasquale – sul centro ragusano sembra essere calata una coltre di silenzio”.
Il Pd chiede dunque risposte dirette: Barbagallo si rivolge al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, chiedendo “quali iniziative urgenti intenda assumere” sul caso della struttura iblea. Dipasquale invece chiama in causa il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani: “Mi chiedo se voglia rompere il silenzio su questo costoso fallimento del governo nazionale. Vengono impiegate forze dell’ordine in un centro dove non c’è reale necessità. È ora che il governatore faccia sentire la propria voce a Roma per risolvere definitivamente la questione”.
