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Politica

Forza Italia, resa dei conti in Sicilia: lo scontro Mulè–Schifani apre la partita sul futuro della Regione

di Enzo Scarso -





Dentro Forza Italia, in Sicilia, si è aperta ufficialmente la stagione delle frizioni interne. A rompere il silenzio è stato Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera, che nel giro di un’intervista alla Tgr Sicilia e di qualche battuta più o meno calibrata, ha lasciato intendere la propria disponibilità a correre per Palazzo d’Orléans. Una dichiarazione che ha fatto deflagrare i telefoni nelle ultime 24 ore e che ha messo in fibrillazione l’entourage del governatore Renato Schifani.

«Sono molto appagato dalla vita, ma sono orgogliosamente figlio di questa terra e farò quello che questa terra mi chiederà di fare», ha scandito Mulè. Una risposta che molti hanno letto come un messaggio diretto al governatore. Schifani, stizzito, ha replicato con tono burocratico ma velenoso: «Qualunque cittadino residente in Sicilia che abbia superato i 21 anni può candidarsi alla presidenza della Regione. L’importante è che raccolga le firme necessarie. Auguri».

Dietro lo scambio al vetriolo, si consuma una tensione che cova da mesi. Il silenzio dei big siciliani di Forza Italia, interrotto solo dal messaggio critico dell’assessore Edy Tamajo, è indicativo: nessuno si è schierato apertamente con Mulè, ma nemmeno con Schifani. Un vuoto che somiglia a un avviso di sfratto politico.

Le reazioni degli alleati

Gli alleati della coalizione, per ora, frenano. Fratelli d’Italia sottolinea che «la corsa alla successione non è aperta», ma aggiunge che il vero tema non è Mulè, bensì «Schifani sì o Schifani no». La Dc e gli Autonomisti ribadiscono la fiducia al governatore, mentre la Lega minimizza, pur ammettendo la fase delicata dopo lo strappo con Roma sulla nomina di Annalisa Tardino all’Autorità portuale della Sicilia occidentale.

Il nodo Tardino e la mossa di Salvini

La scelta di Matteo Salvini su Tardino ha inciso più di quanto sembri: non solo un atto di forza contro Schifani, ma anche un segnale per ridimensionare il peso di Luca Sammartino, plenipotenziario leghista in Sicilia e alleato stretto del presidente. Uno scacchiere complicato che rischia di isolare ancora di più il governatore.

Le contromosse di Schifani

Per correre ai ripari, Schifani si muove in vista di un rimpasto: promesse di assessorati, nuovi equilibri, aperture verso deputati azzurri come Nicola D’Agostino e Riccardo Gennuso. Una strategia difensiva che tradisce il nervosismo di un presidente sempre più accerchiato.

Il messaggio tra le righe

Dietro le parole di rito, Schifani ha voluto lanciare un avvertimento: la sua ricandidatura resta la via maestra, già avallata da Antonio Tajani. Se Mulè vorrà correre, dovrà farlo da indipendente. È il segnale di una resa dei conti che rischia di trasformare Forza Italia Sicilia in un campo di battaglia, con il governatore impegnato a blindare la sua posizione e Mulè deciso a far valere la sua popolarità.

In mezzo, la Sicilia, spettatrice di un conflitto che per la prima volta mette in discussione la leadership di Renato Schifani.