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Ambiente

Rifiuti e acqua, la Corte dei conti bacchetta la Regione: “Gravi carenze, ritardi e gestione inefficiente”

di Enzo Scarso -





La Corte dei conti ha puntato i riflettori su due delle più grandi emergenze siciliane: la gestione dei rifiuti e quella delle risorse idriche. In due relazioni durissime, la sezione di controllo ha convocato tutti gli enti competenti per un contraddittorio, denunciando carenze strutturali, documentali e organizzative che da decenni paralizzano il sistema.

Venticinque anni di crisi idrica Sicilia senza rendiconti

Sul fronte idrico, i magistrati parlano chiaro: 25 anni di emergenza senza un’adeguata rendicontazione. Dal 2001 ad oggi, scrive la Corte, “sussistono palesi e macroscopiche carenze documentali” sulle connessioni finanziarie e operative tra le varie gestioni emergenziali. Un vuoto aggravato da un episodio paradossale: la Regione, per il periodo 2002-2006, non ha potuto fornire alcuna relazione né rendiconto contabile, sostenendo che la documentazione “è andata deteriorata a seguito di un allagamento dell’archivio”.

Il quadro delineato è quello di un sistema idrico fragile: infrastrutture obsolete, manutenzioni mancate, concessioni opache e un Dipartimento regionale Acqua e Rifiuti depotenziato nelle competenze e nelle risorse umane. L’Autorità di bacino certifica che, su un volume teorico di 1,1 miliardi di metri cubi d’acqua stoccabili negli invasi siciliani, ne sono realmente disponibili circa 757 milioni, a causa di detriti accumulati, limiti di sicurezza e assenza di collaudi. Dei 45 grandi invasi, solo 18 sono pienamente operativi, mentre 20 lavorano a capacità ridotta e 7 sono fuori uso.

Termovalorizzatori e scarti ancora in discarica

Non va meglio sul fronte rifiuti. Nella sua relazione, la Corte chiede chiarimenti sui due termovalorizzatori previsti dal Piano regionale 2024, da costruire a Palermo e Catania, dal costo stimato di 400 milioni di euro ciascuno. Gli scarti, sottolineano i giudici, finiranno comunque in discarica, con la necessità di ampliarne la capacità. E pur riconoscendo i progressi tecnologici degli impianti di ultima generazione, resta “una certa quantità di sostanze inquinanti” con effetti potenzialmente dannosi per salute e ambiente.

Raccolta differenziata e impianti pubblici: i nodi da sciogliere

L’Unione Europea – ricorda la Corte – scoraggia le forme di trattamento rifiuti che comportano rischi, privilegiando processi a impatto zero. Per questo, la Regione dovrà fornire dati puntuali non solo sui termovalorizzatori, ma anche sui nuovi impianti pubblici previsti, sulla produzione di Combustibile solido secondario, sui Centri comunali di raccolta effettivamente operativi e sull’adeguatezza dei costi del servizio, inclusi i sovra-costi della raccolta differenziata e del trasferimento all’estero dei rifiuti.

Due dossier che fotografano un’Isola in cui la crisi idrica e quella dei rifiuti non sono solo frutto di siccità e difficoltà logistiche, ma di una lunga catena di ritardi, inefficienze e scelte mancate. La pioggia, insomma, non potrà mai bastare se la politica non tornerà a garantire programmazione, manutenzione e trasparenza.