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Intervista a Michele Mililli “Paura e omertà non possono più vincere: basta col caporalato”

di Redazione -





Michele Mililli, segretario della Federazione del sociale-Usb Ragusa, segue dal primo giorno la vicenda di Daouda, che conosceva già per il suo impegno nel sindacato.Dopo un anno e mezzo di indagini che idea si è fatto di tutta questa storia?
Guardi, non mi faccia questa domanda perché la risposta potrebbe non essere gradita a tanti. Certo è che c’è da lavorare e riflettere. Il caso di Daouda deve aprire a nuovi dibattiti e soprattutto deve accendere i riflettori su realtà che neanche immaginiamo. Ad Acate abbiamo diverse volte organizzato cortei e manifestazioni a difesa di Daouda e contro il caporalato, ma a presentarsi sono stati solamente in pochissimi. Mi fa paura il clima di omertà, perché è impossibile che in un piccolo centro come Acate nessuno sappia nulla. Fra amici, colleghi, conoscenti Daouda di gente ne conosceva tanta, era un punto di riferimento per la comunità perché lavorava nel Cas di Acate come mediatore culturale. Non capisco come sia possibile che non si sappia nulla. Non vorrei arrivare al punto di convincermi che di Daouda importi poco perché straniero. Tra gli amici di Daouda, gli iscritti al sindacato e tutte le persone con cui siamo in contatto quotidianamente, noto una profonda insicurezza, una preoccupazione e una rabbia dovute all’incertezza su questa vicenda mista alla paura che qualcosa di simile possa capitare anche a loro. Si arriva in Italia con le promesse e la speranza di un lavoro e di una vita dignitosa e poi ci si trova costretti a fare i conti con la piaga del caporalato. Daouda anzi aveva un lavoro dignitoso e si era fatto un nome ma molti altri si trovano in condizioni ben peggiori. Personalmente ho fatto più e più volte un pubblico appello alla partecipazione alle iniziative di lotta che quest’anno abbiamo organizzato, ma non ha mai risposto nessuno. Nonostante questo, stiamo già avviando nuove iniziative nuove iniziative di lotta.
Quindi qualcosa continua a muoversi?

Stiamo aspettando, e dovrebbe arrivare a breve una risposta da parte dell’ex presidente della Camera dei deputati Roberto Fico che si era fatto portavoce per aprire un dialogo con il consolato in Costa d’Avorio. L’obiettivo nostro adesso è riuscire a fare avere ai familiari di Diane una delega per essere legalmente rappresentati in Italia da un avvocato. C’è già uno dei nostri legali che ha conosciuto in videochiamata i parenti di Daouda e si è messo completamente a disposizione della causa. Quella della rappresentanza legale è una questione di fondamentale importanza per i parenti, impossibilitati per questioni economiche a lasciare il loro Paese e venire in Italia: senza non hanno possibilità di accedere ai fascicoli dell’indagine e, qualora si dovesse arrivare a un processo, nemmeno di costituirsi parte civile. Del caso si sta occupando anche la deputata regionale del Movimento Cinquestelle Stefania Campo che aveva già presentato un’interrogazione all’Ars.
I familiari sperano ancora di poter riabbracciare Daouda?
Siamo in costante contatto con la moglie e il fratello di Daouda. Sappiamo che stanno male perché hanno perso le speranze di ritrovarlo vivo e non riescono a spiegarsi come sia potuta succedere una cosa del genere. In effetti è inspiegabile. 
Cosa si può fare quindi di concreto ed immediato per tutti gli altri casi come quello Daouda?
Intanto abbiamo avanzato al sindaco di Acate diverse proposte tra cui quella di riconoscere a Daouda Diane la cittadinanza onoraria. Crediamo che questo gesto, seppur simbolico, possa dare il giusto riconoscimento alla vicenda. Sarebbe un riconoscimento che avvicinerebbe il Comune di Acate a tutti quelli che in questi ultimi mesi hanno manifestato e chiesto maggiore impegno da parte delle istituzioni per fare in modo che questa storia non cada nel dimenticatoio. Poi l’apertura di uno sportello migranti poli funzionale ad Acate. Altra conquista importante sarebbe l’attivazione di un progetto di accoglienza che permetta al Comune di calmierare il prezzo degli affitti con una piccola somma destinata ai proprietari degli immobili. Infine l’apertura di uno sportello, con relativa aula scolastica, per il conseguimento della licenza media e degli autobus per accompagnare i lavoratori e le lavoratrici a Vittoria e a Ragusa.
Ci sono state delle polemiche con don Luigi Ciotti in merito alla sua recente visita alla famiglia di Daouda in Costa D’Avorio. Perché?
Perché invece di andare in Costa D’avorio e scattarsi una foto sul posto avrebbe fatto meglio a consegnare alla famiglia la delega che gli permetta d’essere rappresentata legalmente in Italia. Quella famiglia, ricordo, non ha neanche i soldi per recarsi nel più vicino consolato, figuriamoci per venire in Italia.