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“Sicilia isola continentale. Psicoanalisi di una identità”: Franco Lo Piparo decostruisce e ricostruisce i miti identitari dell’Isola

di Gabriele Bonafede -





In 336 pagine pubblicate da Sellerio in formato tascabile, il prof. Franco Lo Piparo attraversa almeno otto secoli di storia della lingua siciliana con il suo naturale approccio al contempo divulgatorio, critico e approfonditamente documentato.
Lo fa, ovviamente, in chiave linguistica. Ma con la disanima di una serie di miti che riguardano l’eventuale unicità identitaria siciliana: da Sciascia a Gramsci, da Vittorini a Tomasi di Lampedusa, da Dante Alighieri a Ignazio Buttitta, passando per Marx, Gentile, Goethe, Mack Smith, Pitré, le favole e tradizioni siciliane, Andrea Camilleri, Luigi Pirandello, Andrea Finocchiaro Aprile e molti altri tra noti al vasto pubblico e meno noti a chi non è specialista. Compresa una puntuale e commentata analisi dei documenti originali scritti in siciliano dell’epoca a partire dal Medioevo.

Raramente un titolo di un saggio così ampio e profondo lo si trova così azzeccato. Si tratta infatti di una vera e propria seduta psicoanalitica dove il paziente è l’Identità della Sicilia. La diagnosi è che la Sicilia è, in effetti, molto più “continentale”, legata all’Italia, di quanto molti miti l’abbiano dipinta, anche tra gli autori più autorevoli e stimati dallo stesso Autore del saggio.

Tipico del suo godevole stile provocatorio e divulgativo al tempo stesso, Franco Lo Piparo parte dall’illusione siciliana per antonomasia: quella dell’immagine della luna riflessa sul pozzo e considerata da Giufà quale la vera luna anziché un suo riflesso. L’eroe stupido, o per lo meno ingenuo, delle favole siciliane, Giufà, non si convince di essere stato tratto in inganno dall’illusione dello specchio d’acqua nemmeno quando scopre che la vera luna era rimasta tutto il tempo al suo posto invece di essere finita dentro al pozzo.

Il saggio dimostra che il siciliano dei secoli passati è una lingua italiana in tutto e per tutto. Più precisamente è il siculoitaliano analogo al toscoitaliano che si sviluppa parallelamente e con similitudini del tutto evidenti nel corso del Trecento e del tardo Medioevo. Una continentalità identitaria che non a caso sarà rimarcata, negli anni ’40 de Novecento, dall’uso dell’italiano colto persino nei principali discorsi per l’indipendenza siciliana del politico sicilianista per eccellenza, cioè Andrea Finocchiaro Aprile. Negli stessi anni, l’utilizzo dell’italiano e non del siciliano nell’inno per l’indipendenza siciliana è forse l’aspetto più schizofrenico del “paziente”.

Lo Piparo in definitiva decostruisce i diversi miti dell’identità siciliana, soprattutto quelli del XX secolo. I quali mostrano più di una contraddizione, o schizofrenia. Proprio come si fa nelle sedute di psicoanalisi. Facendo questo, però, lo stesso saggio finisce per ricostruire una sorta di identità siciliana, o per lo meno di personalità. Proprio come si fa, ancora una volta, con le sedute di psicoanalisi.

Ne esce fuori, implicitamente, una determinata personalità dell’identità siciliana: appunto schizofrenica o per lo meno contradditoria. E ovviamente stratificata nel tempo attraverso l’evoluzione della lingua siciliana che, come tutte le lingue viventi, ha diverse varianti che si evolvono continuamente. E soprattutto ha una stratificazione particolarmente ricca e per lo meno pari alle stratificazioni della storia.

Assolutamente da leggere, e non solo per i siciliani ma soprattutto per non-siciliani che certamente verranno ulteriormente attratti all’esperienza di conoscere meglio l’Isola di persona. Di persona personalmente, si capisce.