Palermo, associazioni a sindaco: “No a progetto nuovi loculi nel Cimitero degli Inglesi”
“Serve una seria riflessione sulla tutela e valorizzazione di un luogo che è uno straordinario contenitore di identità e memoria”.
Lettera aperta di associazioni e Cgil alle istituzioni sul progetto del Comune di Palermo che prevede la realizzazione di 260 nuove sepolture all’interno del cimitero acattolico o ‘degli Inglesi’ di Vergine Maria e l’apertura di un varco di accesso pedonale lungo il muro perimetrale confinante con l’area ex Edilpomice. Lo firmano l’associazione pro loco ‘Nostra Donna del Rotolo’ di Vergine Maria, i Comitati civici Palermo, la Cgil Palermo e il comitato cittadino ‘Il Mare di Sferracavallo’. Nella lettera, rivolta alla soprintendente ai Beni culturali di Palermo, Selima Giuliano, al sindaco Roberto Lagalla e all’assessore all’Urbanistica Maurizio Carta, si chiede la tutela di “un importante complesso storico-monumentale”. I firmatari della lettera pongono l’accento sull’alto valore storico delle antiche sepolture acattoliche, sulle realizzazioni delle maestranze dell’epoca e sulla compresenza delle vicende biografiche “connesse in un intreccio straordinario di pluralità”.
“Serve una seria riflessione sulla tutela e valorizzazione di un luogo che è uno straordinario contenitore di identità e memoria – dicono Giuseppa Taormina, presidente di ‘Nostra Donna del Rotolo-Vergine Maria’; Giovanni Moncada, presidente dell’associazione Comitati civici Palermo; il segretario Cgil Palermo, Dario Fazzese; e Simone Aiello, presidente del comitato ‘Il Mare di Sferracavallo’ -.
L’approvazione di tale progettualità determinerebbe persino la perdita del toponimo acattolico o ‘degli Inglesi’ a fronte di un’emergenza di tumulazione delle bare oramai rientrata, come dichiarato dalla stessa amministrazione comunale”. Inoltre, la realizzazione di 260 loculi contemporanei all’interno del cimitero acattolico, per Taormina, Moncada, Fazzese e Aiello, “non risolve certamente l’emergenza cimiteriale di una metropoli come Palermo, che avrebbe bisogno di un altro grande cimitero e di luoghi adatti per un’utenza specifica, ma fa perdere per sempre l’identità a un sito che non è semplicemente luogo di sepoltura, ma un testimone silenzioso non solo della ricca e complessa storia dei defunti ma anche dell’abilità artistica degli scultori e scalpellini dell’epoca, dello specifico simbolismo che impregnava quel contesto culturale e dei valori etnoantropologici caratteristici di quella tradizione funebre che non andrebbero alterati con incongrue aggiunte di epoca moderna”.